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mercoledì 17 novembre 2010

Corteo senza nome

Il 17 novembre 1939, i nazisti assaltavano l’Università di Praga, uccidendo nove leader studenteschi e inviandone più di 1200 nei campi di concentramento. 


Proprio oggi che sarebbe servito, nessuno ha gridato siamo tutti antifascisti.


Il 17 Novembre 1973 l’occupazione del Politecnico di Atene veniva sgomberata dai carriarmati dei Colonnelli.


Proprio oggi nessuno si è davvero incazzato e nessuno ha ricordato quella stessa Atene in cui un anno fa veniva ucciso il ragazzo Alexis, perché manifestante e poco simpatizzante delle forze dell'ordine.


Il 17 novembre 1989 i carri armati reprimevano la lotta degli studenti cecoslovacchi. Sempre quell'anno, sempre lì, una grande manifestazione non violenta veniva brutalmente caricata dalla polizia.


E proprio a nessuno è venuto in mente di ricordalo. Di ricordare a tutti le modalità di repressione culturale, artistica e ideologica.


E non solo non si ricorda, ma anzi si parla d'altro. Si gridano i soliti cori unti e bisunti contro Mariastella, trasformando molto semplicemente il corteo nell'ennesimo No Gelmini Day. Si mette la musica a tutto volume, e neanche un po' di silenzio per ricordare i ragazzi morti negli anni. Quei ragazzi della nostra età, studenti come noi, ma sicuramente più convinti e informati, che erano stufi di un sistema autoritario che tarpa le ali e manganella appena si apre bocca.


E poi non solo manca il contenuto, anche questa volta, ma il tutto prende il colorito della street parade. E parla uno a cui piace molto la May Day Parade. Ma qui non c'entra niente la tecno-goa, qui non c'entra niente lo ska. Qui lo spintonarsi e ballare è fuori luogo. Siamo qui per ricordare, per far sì che non accada più.


Ma quelli che ballano, quelli che scherzano, quelli che se ne fottono di tutto, sono forse gli stessi che non hanno mai avuto un poliziotto a mezzo metro in assetto anti sommossa. Forse sono quelli che non hanno mai avuto le botte, quelli che non hanno visto un amico in ospedale con la testa sanguinante in seguito a una manganellata. Sono quelli che, anche se si vestono da hippie, avranno un posto di lavoro assicurato dal papi e che quindi non hanno alcun motivo per prendere seriamente in considerazione il problema della precarietà.


Quelli che oggi scherzano e non ci pensano saranno i prossimi precari. I prossimi precari poco informati che lo prenderanno in culo dal capo. Sono gli stessi che oggi la prendono sottogamba e domani lo prenderanno fra le gambe. E allora penseranno a quanto sono stati stupidi da giovani a pensare solo al presente e a se stessi, senza interessarsi dei compagni uccisi, della polizia violenta e dei loro manganelli, della repressione, dei pochi soldi alle scuole pubbliche, delle politiche fasciste e di quella mentalità pressappochista che li rese succubi di un sistema senza scrupoli.




>> Le foto del corteo <<

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