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venerdì 5 marzo 2010

Quel sogno utopico chiamato anarchia

Io ci credevo nell'anarchia. Ma non quell'anarchia fatta di apparenze, o almeno, fatta non solo di quelle. Insomma, non ho mai creduto nell'anarchia delle ragazzine borchie e piercing che non conoscono neanche il significato di tale parola, oppure dei ragazzi "anarchy in the uk" senza cuore per la propria battaglia. Certo, ho avuto il mio periodo vestiti alternativi, ma dentro di me avevo una battaglia da portare avanti. Essa consisteva nel dare un taglio diverso all'anarchia. L'anarchia per me è (o almeno era, dal momento che sempre di più mi sono accorto che l'uomo è per sua natura malvagio) rispetto reciproco. L'uomo come animale sociale (o, per altre visioni, homo homini lupus) deve cercare di avere rapporti con i suoi simili e noi purtroppo ci siamo abituati (e qui viene a galla quelle stupide tradizioni alle quali siamo fin troppo attaccati) a regolarci in base alla legge. L'anarchia è libertà personale in ottica soggettiva, senza dover fare riferimento a tradizioni secolari e anacronistiche. L'assenza di leggi, a parer mio, si basa sull'etica personale e rispetta le decisioni di tutti. La gente non ammazza solo per legge, non perché ci crede davvero. La legge è come la religione, è un farmaco (anzi, una droga) che il popolo assume e rimane tranquillo, cosicché il governo possa regnare senza problemi. Nella mia anarchia esistono sorrisi non ipocriti, esiste alzarsi per far sedere una signora anziana o una donna incinta perché mi metto nei suoi panni, esiste l'educazione non perché viene imposta da stupide regole famigliari e tradizionali ma perché la trovo molte volte giusta; esiste poi la critica fuori dai denti che non è minimamente regolata dalle buone maniere; esistono troppe cose che ora non ci sono.
Poi certo, sono diventato quest'anno rappresentante di istituto, cosa assolutamente contraria al principio primo dell'anarchia; però in una situazione del genere, quando l'assenza di leggi non è attuabile, bisogna fare qualcosa e mettersi in prima linea per cambiare le cose. E prendere una posizione politica. Per concludere, mi spiace davvero che l'anarchia venga presa in modo così superficiale, perché, secondo me, è una delle forme di non-governo che rispetterebbe davvero la dignità dell'uomo, sebbene egli sia malvagio e pensi solo a sé.




2 commenti:

Martina Botti ha detto...

Giusto! questa è anche la mia anarchia... purtroppo non so quanto in questa società essa sia attuabile...

Laura Rovito ha detto...

non importa quanto essa sia attuabile per gli altri, quello che conta è usarla per noi stessi e viverci dentro.
(A)l prossimo collettivo, ragazzi!

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