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lunedì 16 novembre 2009

20 anni dopo. The Berlin Wall

Vi propongo un articolo di giornale scritto per scuola riguardo al ventennale dalla caduta del Muro di Berlino

Niente più guerre. Niente più muri. Un mondo unito”. Così lo slogan sul muro di Berlino vicino alla East Side Gallery racconta 28 anni di divisione ed oppressione. E Angela Merkel ha così approfittato del ventennale dalla caduta del muro per ringraziare l'ex presidente dell'Unione Sovietica Corbaciov, il quale “ha avuto - dice l'attuale Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca - il coraggio di avviare questo processo”. Nello stesso giorno chi invece ci scherza su è il presidente francese Sarkozy, che pubblica su Twitter e Facebook un presunto fotomontaggio che lo ritrae a spaccare pezzi di muro quella mattina del 9 novembre 1989. Insomma, reazioni differenti che rispecchiano l'operato dei due politici.

La popolazione stessa ha reagito diversamente dalle aspettative: in quella che dovrebbe essere infatti giornata di festeggiamenti per la Germania, per l'Europa e per il mondo intero, secondo un sondaggio dell'istituto Forsa non tutti sono felici, infatti il 51% dei cittadini tedesco-orientali sostiene di essere stato meglio quando il muro ancora era in piedi e la Germania socialista era ancora uno stato sovrano diviso dal mondo capitalista occidentale. Eppure la storia ci insegna che la divisione avvenuta durante la Guerra Fredda portò morte, repressione e degrado economico, specialmente per la Berlino Est, dalla quale ogni giorno cercavano di fuggire decine e decine di persone, sconvolte da un cambiamento così brusco e da un modus vivendi completamente diverso da quello tipicamente occidentale industrializzato e capitalista. E poi furono 133 le persone uccise dai Vopos, le guardie comuniste, durante i tentativi di fuga verso Berlino Ovest: un numero relativamente esiguo ma sul quale il governo americano discusse molto, soprattutto circa le libertà personali del singolo individuo. E fu forse J. Kennedy più di tutti a esprimere al meglio il pensiero americano (e in parte europeo) rispetto al comunismo: “Fateli venire a Berlino” ripeteva nel suo discorso del '63 rivolgendosi a coloro che vedevano il futuro nell'economia socialista, a coloro che non conoscevano la differenza tra mondo comunista e mondo libero.

La gente ora ci va a Berlino, che ha risposto bene al cambiamento, proponendo una città completamente nuova e all'avanguardia, una metropoli multietnica e creativa, aperta all'innovazione e ad orizzonti più ampi. Se un città è rinata, può farlo tutto il mondo.





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